Alimento molto presente oggi sulle tavole degli italiani, il peperoncino ha origini antichissime e proviene esattamente dalle zone del Sud-America.
Introdotto in Europa da Colombo, durante il suo secondo viaggio nel nuovo continente, tale frutto nasce dalla comune pianta chiamata Capsicum, compresa nella più grande famiglia delle Solanaceae (alla quale appartengono anche le patate, le petunie ed il tabacco), ed è disponibile in diverse varietà, che si distinguono per forma (allungata, quadrangolare ecc.), sapore e colore.
In verità vige un po’ di mistero sulla sua reale origine geografica, sul nome della pianta e sulla sua diffusione, ma resta il fatto che il peperoncino abbia ottime proprietà organolettiche e benefiche per l’organismo.
Oltre che versatile ingrediente di molti piatti infatti, il peperoncino è ricco di vitamina C, potente anticolesterolo, antiossidante e immunostimolante, di vitamina P che rinforza e rende elastici i vasi sanguigni, ed anche di vitamine A ed E.
Due sono le sostanze contenute all’interno di questo piccolo frutto che lo rendono assolutamente straordinario e sono i flavonoidi ed i capsaicinoidi.
I primi svolgono una potente azione antiossidante, migliorando l‘elasticità dei vasi sanguigni e l‘ossidazione dei tessuti che, in combinato con la vitamina C moltiplicano la protezione degli stessi.
La capsaicina invece, è la sostanza che dona il sapore piccante al peperoncino, che stimola il sistema nervoso a produrre adrenalina e noradrenalina, che ha effetti rubefacenti, digestivi ed analgesici.
Insieme, queste due sostanze, permettono al peperoncino di essere uno dei più efficaci conservanti naturali di cibi, grazie alla loro azione antibatterica. Le pietanze cotte con tale spezia infatti, si mantengono più a lungo.
Il peperoncino rappresenta anche una valida fonte di minerali tra cui il maggiore è il potassio (ma anche calcio e fosforo), che conferisce a tale alimento proprietà diuretiche.
Proprio uno studio condotto dall’Università di Washington e pubblicato su “Annals of Neurology” ha ipotizzato la possibilità di ridurre l’insorgenza di malattie neurodegenerative come il Parkinson o l’Alzheimer, grazie alla lotta che questo piccolo frutto conduce contro i radicali liberi.
Allo stesso modo, il peperoncino è sempre stato annoverato tra gli alimenti che eviterebbero varie forme tumorali.
La capsaicina che, introdotta in piccole quantità come quelle presenti nel peperoncino è benefica, può assumere invece anche una veste tossica e letale se assunta in dosi eccessive, in quanto induce la paralisi respiratoria. Il corpo umano infatti, è in grado di assorbirne e metabolizzarne solo una quantità adatta al proprio peso.
Nel frutto, la concentrazione di tale sostanza varia da tipologia a tipologia, dunque sarà scarsa in quello meno piccante ed un po’ più alta in quello più infernale, tuttavia non sarà certo un peperoncino a mandarvi sotto terra!
La costante assunzione di peperoncino è tra l’altro consigliata a chiunque, grandi e piccini, proprio per le sue innumerevoli qualità.
Tuttavia non bisogna mai farne un abuso, poiché potrebbero accentuare, invece che diminure, disturbi già presenti nell’organismo come gastriti, ulcere, reflussi e compagnia bella.
I peperoncini possono essere consumati crudi, oppure dopo veloci cotture insieme ai cibi che volete insaporire in modo da non disperderne troppo i nutrienti.
D’estate, potete provate una ricetta davvero sfiziosa: dopo avere diviso in falde dei peperoni e grigliati, farciteli con una crema ottenuta frullando caprino, capperi, olive nere, prezzemolo, poco olio extravergine e il famoso peperoncino piccante. Avvolgete le falde a involtino e fermatele con uno stuzzicadenti. Unirete l’utile al dilettevole e…sentirete che bontà!
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