Si può avere l’esigenza di fermare la propria crescita, anche se è particolarmente sostenuta e positiva? A quanto pare si e, per comprenderlo, si può ben comprendere cosa stia accadendo in casa LVMH, con Dior e Louis Vuitton che sono stati esortati a rallentare la propria crescita nel 2024. Ma per quali motivi?
Andiamo con ordine. Giovedì 25 gennaio si è tenuta l’attesa pubblicazione dei risultati annuali di LVHM e qui il numero 1 del gruppo francese, Bernard Arnault, ha sottolineato l’ottima prestazione della sua divisione Fashion & Leather Goods, con un fatturato totale che è salito a 42,16 miliardi di euro, in incremento del 9% rispetto all’anno precedente, con crescita organica del 14%.
Anche se non sono stati specificati i risultati delle singole case che compongono il gruppo, il manager ha sancito la crescita di Dior è nella media di quanto pubblicato, come Louis Vuitton.
Il direttore finanziario Jean-Jacques Guiony ha poi ricordato come la percentuale storica di crescita organica del gruppo negli ultimi 30 anni è stata pari al 9,1%, ovvero all’incremento auspicato.
La crescita dei marchio LVMH
Tutto ciò rammentato, i massimi dirigenti dell’azienda hanno poi insistito sulla necessità di mantenere una crescita ragionevole che sia compresa tra l’8% e il 10%, andando così ad abbracciare non un boom, ma una fase di normalizzazione dopo tre anni di euforia post-Covid.
Insomma, per stessa ammissione di Guiony, è bene attendersi che Dior non continui a crescere del 30% annui e che quanto accaduto in passato (Dior ha triplicato le proprie dimensioni negli ultimi sette anni) non succederà anche in futuro. “Ad un certo punto la crescita deve normalizzarsi, non possiamo crescere del 30% per annata all’infinito, l’attività deve consolidarsi” – ha specificato il top manager.
A rafforzare tali convinzioni è stato poi lo stesso Arnault, che ha spiegato come una crescita dell’8-10% al massimo sia “perfettamente sufficiente” e che sia addirittura auspicabile “per la desiderabilità del marchio”.
Arnault ha poi ammesso che il gruppo ha tassi di crescita estremamente elevati e che necessità di rallentare un po’. Il problema è dunque quello di spostare l’attenzione dalla crescita all’appetibilità, suggerendo come i suoi marchi di punta dovrebbero produrre meno e investire in misura minore nel marketing.
“Abbiamo raggiunto un punto tale che non abbiamo più bisogno di una crescita simile. Stiamo facendo di più, ma non è questo l’obiettivo. Sono molto felice di rallentare. È più facile che spingere il carro” – ha concluso il top manager.